febbraio 07, 2011

La Pecora Nera

E' uscito in Dvd "La pecora Nera" di Ascanio Celestini, in concorso a Venezia nel 2010.
Non potevamo non pubblicare la recensione scritta da Lou Cricieto e, a piè di pagina, non poteva mancare la storia delle straordinarie coincidenze che questa recensione è riuscita ad annodare:


L
a pecora nera è il disadattato, il bambino difficile, l'escluso.

E' Nicola, il protagonista del film, ed è anche Ascanio Celestini, che da attore interpreta il personaggio, e da autore, con voce fuori campo, ce ne racconta la storia facendola inevitabilmente la "sua" storia.

Nicola è nato negli anni sessanta, molto prima della legge Basaglia. La scuola e la famiglia (il padre è un pastore, la metafora è un piccolo capolavoro), le Istituzioni, non sono in grado di aiutarlo, di ascoltarne e magari interpretarne il disagio, anzi vengono mostrate come la prima vera forza distruttrice del suo delicatissimo meccanismo interiore, portandolo così, giovanissimo, quasi naturalmente, in manicomio.

Il manicomio, la terza Istituzione, sicuramente non a caso contrapposta o addirittura sovrapposta alle altre due, è quella che saprà accoglierlo, dargli delle regole da rispettare, delle linee da seguire ma che, piccolo particolare, saprà farlo diventare un perfetto "matto".

Ma il racconto di questo percorso di distruzione dell'individuo nel film non c'è. Non è la violenza, non è l'elettroshock, solo evocato, che Celestini vuole farci conoscere, perché il suo interesse di Autore empatico che entra nei personaggi (che sono prima di tutto persone vere, con vere storie di sofferenza, che hanno avuto la forza di raccontare mentre lui ascoltava con una capacità sorprendente di farsi "altro"), è restituire lo smarrimento emotivo del suo personaggio, di trasformare in poesia il suo mondo interiore di gioia, amore e dolore, di spiegarci che lo sgomento maggiore non lo dà tanto il male subito quanto la totale incapacità di comprenderne il perché.

"Diventando" la pecora nera Celestini ci regala il suo atto d'amore verso gli ultimi, gli inascoltati, ed è impossibile, visto l'argomento trattato e la forza emotiva trasmessa, non tornare col pensiero a Marco Lombardo Radice ( il “rivoluzionario” neuropsichiatra voluto da Giovanni Bollea nel 1976, a soli 27 anni, come Direttore del reparto adolescenti dell’Istituto romano di neuropsichiatria infantile, innovatore con i suoi percorsi terapeutici basati soprattutto sull’ ascolto delle necessità dei bambini e sulla compensazione delle loro carenze affettive, la cui esperienza ispirò, dopo la sua morte, un altro importantissimo film sul disagio mentale : “il Grande Cocomero”) e alla sua emblematica citazione, volta in senso autobiografico, del brano centrale del Giovane Holden :
"Sai quella canzone che fa : Se scendi tra i campi di segale, e ti prende al volo qualcuno?..Mi immagino sempre tutti questi ragazzini che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, intorno non c'è nessun altro,nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere dal dirupo e io devo saltare fuori da qualche posto e acchiapparli. Sarei soltanto l'acchiappatore nella segale."

Lou Cricieto


L
a trama dei collegamenti che ci ha portato a questo post, in questa splendida mattinata romana, è così fitta che sembra impossibile credere sia frutto di coincidenze, e se avete avuto la solita pazienza di leggere, avrete di sicuro trovato dei fili lasciati in sospeso che magari potrete essere voi stessi ad annodare.

E' successo che è uscito pochi giorni fa in Dvd "La pecora Nera", il film di Ascanio Celestini sul manicomio, ed è successo che hanno chiesto a Lou di scriverne una recensione, e a Lou la dolcezza e la poesia del film hanno richiamato magicamente alla mente un altro film sul disagio mentale, "Il grande Cocomero" di Francesca Archibugi del 93, film ispirato all'esperienza professionale di Marco Lombardo Radice nell'Istituto romano di neuropsichiatria infantile di Via dei Sabelli, ed è successo che Lou finisse di scrivere la sua critica contenete il riferimento a Marco Lombardo Radice, a al suo maestro Giovanni Bollea, proprio ieri sera, e quindi questa mattina stavamo per creare il più semplice dei post, quello del copia-incolla di un articolo scritto per altre ragioni, proprio mentre leggendo i giornali scopriamo che questa notte è successo che Giovanni Bollea è morto, e ogni quotidiano oggi contiene un commosso omaggio alla sua figura e al suo lavoro, e quasi tutti fanno riferimento al film "Il grande Cocomero" e al vero reparto adolescenti dell’Istituto di neuropsichiatria di Roma, sul quale pare si abbatteranno tagli di spesa voluti dalla regione Lazio e per il quale Bollea, solo 15 giorni fa, aveva lanciato un appello a salvaguardia della struttura.

E così il nostro sincero apprezzamento alla Pecora Nera diventa anche il nostro omaggio a Giovanni Bollea, al suo allievo Marco Lombardo Radice scomparso a soli 40 anni nell'89 e, colpo di scena finale , a Salinger, ad un anno dalla sua scomparsa, a cui Lombardo Radice rubò il significato profondo ed il titolo originale del suo capolavoro, per dare l'icipit al documento che rappresenta sotto molti profili il "testamento" politico e psichiatrico di Lombardo Radice, intitolato, appunto, "il raccoglitore nella segale".