dicembre 22, 2011

Buon Natale, 1976

© Irina Werning

Capitati su questo rettilineo truccato che ci porta indietro, inevitabilmente bambini,
 torniamo ad usare il passato per indicare il futuro e...
-"facevamo che io ero diventata piccola e guardavo la foto di quando ero grande e mi veniva da piangere?"
-"No, facevamo che guardavi la foto di quando eri piccola, e capivi che era una foto che ancora non era stata scattata! "


Oggi l'abbiamo scattata. La notte è diventata Bianca e in quel flash, nella meraviglia e  nella voglia di condividere la meraviglia c'era la mia vita, astratta dal tempo, fuori dallo spazio. 
Come la stella cadente che si rivela in un attimo, e ti rimane negli occhi:
-L'hai vista anche tu?
-Ti amo!

dicembre 05, 2011

RETTIFICA

Nel numero della scorsa  settimana abbiamo erroneamente scritto  "RIGORE, SVILUPPO, EQUITA' ".
Ci scusiamo pee il refuso, la frase corretta era  BLA,BLA, BLA.

I giorni dell'Euchessina non sono finiti...

marzo 28, 2011

Fratello d'Italia, dove sei?


Ho provato a cercarti.

In questi giorni fatti di carta grigia che sembrano stracciarsi davanti ai nostri occhi, sono uscito dalla televisione per sfuggire all'angoscia radioattiva e ti ho trovato in piazza sotto una bandiera tricolore,
e il tuo sorriso mi ha emozionato,
avrei voluto abbracciarti fratello sconosciuto, e per la prima volta in vita mia non mi sarei vergognato ad avere l'autoradio nella mano destra e un canarino sopra alla finestra.

Nel tornare a casa poi, abbiamo rischiato di far abbracciare anche i nostri rispettivi mezzi a motore, la mia macchina e il tuo scooter imbandierato, forse perchè tu non hai visto che avevo segnalato con la freccia (non tricolore) il mio spostamento, o forse perchè io non ti ho immediatamente notato sbucare a cento all'ora alla destra del camioncino che si era fermato per lasciarmi inserire nel traffico, e improvvisamente non sembravi più mio fratello!
Perchè un fratello non dice all'altro certe cose sulla madre, si presuppone di tutti e due, e raramente lo minaccia di morte (e per fortuna non avevi voglia di attuare la minaccia).

Mi hai turbato, fratellino, e mi hai fatto venire voglia, cioè hai fatto venire voglia a uno dei più convinti pacifisti italiani, di avere la capacità, non tanto di gonfiarti di botte, quanto di saperti affrontare verbalmente con la serena consapevolezza che se solo avessi voluto ti avrei potuto gonfiare di botte!

Arrivato a casa carico di adrenalina, come tutti gli uomini d'azione moderni mi sono scrocchiato le dita e buttato sul computer, determinato a trovare subito un bel corso di una di quelle arti marziali
che tanto andavano di moda ai tempi delle medie, grazie a Bruce Lee e a quel compagno insopportabilmente stronzo, da cui si doveva accettare qualsiasi angheria perchè era cintura verde di karatè.
Il risultato di questa ricerca mi ha però definitivamente convinto che i tempi cambiano e che voler fare Judo, o Karatè o Kung-Fu, al giorno d'oggi, è un po' come voler comprare gli occhialini a raggi x per vedere le donne nude: una roba inutile da ragazzini brufolosi.
Perchè il rispetto dell'avversario, la disciplina e l'autocontrollo delle antiche arti marziali orientali non interessano più a nessuno.

A quanto pare la nostra società si è avvelenata al fiume della paura e della violenza, e così nelle palestre moderne del mondo moderno si praticano "arti da combattimento" moderne, in cui ti alleni a diventare non più un cretino col pigiama bianco bravo a cadere per terra e a fare l'inchino, ma una macchina da guerra senz'anima nè rispetto per nessuno.

Ho amaramente realizzato che qualsiasi sentimento di fratellanza, benchè autentico, non ha più nessun valore perchè tu, fratello d'Italia, cugino d'Africa, o vicino di casa cingalese, sei prima di tutto un "altro", quindi un pericolo e una minaccia per l'unica categoria umana che mi interessi e alla quale tu non potrai mai appartenere, la categoria "IO".

Tutto l'amore che ho è per me stesso, tutto l'odio è per gli "altri", e in queste palestre (migliaia), l'odio ti insegnano con estrema professionalità a coltivarlo e a sfogarlo senza pudori.

Ho finito per stilare una classifica delle palestre più feroci trovate su Internet, come esercizio antropologico, districandomi tra discipline dai nomi affascinanti e sicuramente promettenti come Muay-Thai, Savate, Wing-Chun, Ju-Jitsu e Capoeira, per giungere a formare il podio definitivo delle "migliori scuole d'Italia per aspiranti carcerati facilmente irritabili ":

Al terzo posto c'è una palestra di "Brazilian jiu-jitsu, Grappling e MMA (Mixed Martial Arts)".
Immagino che il Brazilian jiu-jitsu sia molto meglio di un banale jiu-jitsu di un qualsiasi altro posto del mondo, e il MMA (Mixed Martial Arts), grazie alla spiegazione tra parentesi mi rassicura sul fatto di non essere solo la risposta senz'acca alla domanda "Ma che cavolo è il MM(h)a?".
Il dubbio rimane sul Grappling, con questo nome moscetto, non da grande sicurezza.
Come fai a spaventare uno dicendogli "guarda che ti faccio una mossa di Grapplin"...

Secondo posto, medaglia di tubo d'acciaio, per la più "consistente" palestra della Scuola Italiana " Krav Maga".
Anche qui il nome non è il massimo, ma la famosa ape non c'entra proprio niente (hip urrà, Krav Magà!), perchè stiamo parlando de "il sistema di difesa personale e combattimento utilizzato dalle forze dell'ordine e dall'esercito israeliano."
Avete capito bene, se diventi cintura gialla prendi anche la patente per guidare un carro armato!
Qui scopro anche che il caro vecchio Grappling non deve essere tanto innocuo, visto che gli amici di Krav Magà propongono un prezioso "Corso Antigrappling"!
Ma le varianti del Krav Maga son innumerevoli: c'è il "Krav Maga-uso di arma corta e lunga", "Krav Maga TONFA PR-24" (credo che TONF-a sia solo il richiamo onomatopeico all'uso del Pr-24, che è un simpatico manganello sfollagente a quanto ne so io, come ogni arma convenzionale e non, del tutto illegale in Italia se non sei un poliziotto in assetto antisommossa), e poi, visto che andiamo incontro all'estate, il pratico corso "Krav-Maga - Lotta in acqua"(!!!).

Anche se sembra impossibile, era solo il secondo posto in ordine di violenza!

Ecco i primi classificati, vincitori sia del premio del pubblico che dello speciale premio della critica "Tana delle tigri" :
La World Fighiting School e il loro " Corso di Combattimento Totale"!
Ovviamente non parliamo della versione base, ma di quella DELUXE, ovvero la "Fight Class, PER I PIU' AGGRESSIVI"!
Un corso per i più aggressivi di un "corso di combattimento Totale"!! Il massimo.
Per iscriverti devi essere un pittbull appena uscito dal sacco o un orso grizzly col mal di denti e una spina conficcata in una chiappa, e prima di diplomarti devi farti bocciare tre volte perchè qui conta solo una cosa: essere ad ogni costo il PEGGIORE DELLA CLASSE.

Facciamo così fratello, era solo colpa mia che non ho guardato mentre uscivo dal parcheggio: ho sbagliato, ti chiedo scusa, e perfetti sconosciuti come prima!

febbraio 07, 2011

La Pecora Nera

E' uscito in Dvd "La pecora Nera" di Ascanio Celestini, in concorso a Venezia nel 2010.
Non potevamo non pubblicare la recensione scritta da Lou Cricieto e, a piè di pagina, non poteva mancare la storia delle straordinarie coincidenze che questa recensione è riuscita ad annodare:


L
a pecora nera è il disadattato, il bambino difficile, l'escluso.

E' Nicola, il protagonista del film, ed è anche Ascanio Celestini, che da attore interpreta il personaggio, e da autore, con voce fuori campo, ce ne racconta la storia facendola inevitabilmente la "sua" storia.

Nicola è nato negli anni sessanta, molto prima della legge Basaglia. La scuola e la famiglia (il padre è un pastore, la metafora è un piccolo capolavoro), le Istituzioni, non sono in grado di aiutarlo, di ascoltarne e magari interpretarne il disagio, anzi vengono mostrate come la prima vera forza distruttrice del suo delicatissimo meccanismo interiore, portandolo così, giovanissimo, quasi naturalmente, in manicomio.

Il manicomio, la terza Istituzione, sicuramente non a caso contrapposta o addirittura sovrapposta alle altre due, è quella che saprà accoglierlo, dargli delle regole da rispettare, delle linee da seguire ma che, piccolo particolare, saprà farlo diventare un perfetto "matto".

Ma il racconto di questo percorso di distruzione dell'individuo nel film non c'è. Non è la violenza, non è l'elettroshock, solo evocato, che Celestini vuole farci conoscere, perché il suo interesse di Autore empatico che entra nei personaggi (che sono prima di tutto persone vere, con vere storie di sofferenza, che hanno avuto la forza di raccontare mentre lui ascoltava con una capacità sorprendente di farsi "altro"), è restituire lo smarrimento emotivo del suo personaggio, di trasformare in poesia il suo mondo interiore di gioia, amore e dolore, di spiegarci che lo sgomento maggiore non lo dà tanto il male subito quanto la totale incapacità di comprenderne il perché.

"Diventando" la pecora nera Celestini ci regala il suo atto d'amore verso gli ultimi, gli inascoltati, ed è impossibile, visto l'argomento trattato e la forza emotiva trasmessa, non tornare col pensiero a Marco Lombardo Radice ( il “rivoluzionario” neuropsichiatra voluto da Giovanni Bollea nel 1976, a soli 27 anni, come Direttore del reparto adolescenti dell’Istituto romano di neuropsichiatria infantile, innovatore con i suoi percorsi terapeutici basati soprattutto sull’ ascolto delle necessità dei bambini e sulla compensazione delle loro carenze affettive, la cui esperienza ispirò, dopo la sua morte, un altro importantissimo film sul disagio mentale : “il Grande Cocomero”) e alla sua emblematica citazione, volta in senso autobiografico, del brano centrale del Giovane Holden :
"Sai quella canzone che fa : Se scendi tra i campi di segale, e ti prende al volo qualcuno?..Mi immagino sempre tutti questi ragazzini che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, intorno non c'è nessun altro,nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere dal dirupo e io devo saltare fuori da qualche posto e acchiapparli. Sarei soltanto l'acchiappatore nella segale."

Lou Cricieto


L
a trama dei collegamenti che ci ha portato a questo post, in questa splendida mattinata romana, è così fitta che sembra impossibile credere sia frutto di coincidenze, e se avete avuto la solita pazienza di leggere, avrete di sicuro trovato dei fili lasciati in sospeso che magari potrete essere voi stessi ad annodare.

E' successo che è uscito pochi giorni fa in Dvd "La pecora Nera", il film di Ascanio Celestini sul manicomio, ed è successo che hanno chiesto a Lou di scriverne una recensione, e a Lou la dolcezza e la poesia del film hanno richiamato magicamente alla mente un altro film sul disagio mentale, "Il grande Cocomero" di Francesca Archibugi del 93, film ispirato all'esperienza professionale di Marco Lombardo Radice nell'Istituto romano di neuropsichiatria infantile di Via dei Sabelli, ed è successo che Lou finisse di scrivere la sua critica contenete il riferimento a Marco Lombardo Radice, a al suo maestro Giovanni Bollea, proprio ieri sera, e quindi questa mattina stavamo per creare il più semplice dei post, quello del copia-incolla di un articolo scritto per altre ragioni, proprio mentre leggendo i giornali scopriamo che questa notte è successo che Giovanni Bollea è morto, e ogni quotidiano oggi contiene un commosso omaggio alla sua figura e al suo lavoro, e quasi tutti fanno riferimento al film "Il grande Cocomero" e al vero reparto adolescenti dell’Istituto di neuropsichiatria di Roma, sul quale pare si abbatteranno tagli di spesa voluti dalla regione Lazio e per il quale Bollea, solo 15 giorni fa, aveva lanciato un appello a salvaguardia della struttura.

E così il nostro sincero apprezzamento alla Pecora Nera diventa anche il nostro omaggio a Giovanni Bollea, al suo allievo Marco Lombardo Radice scomparso a soli 40 anni nell'89 e, colpo di scena finale , a Salinger, ad un anno dalla sua scomparsa, a cui Lombardo Radice rubò il significato profondo ed il titolo originale del suo capolavoro, per dare l'icipit al documento che rappresenta sotto molti profili il "testamento" politico e psichiatrico di Lombardo Radice, intitolato, appunto, "il raccoglitore nella segale".