luglio 13, 2010

SOSpesi

winter tales-PaoloVentura
Sospesi,
in una democrazia in bilico di un paese pericolante.

Ecco perchè abbiamo tutti la nausea. E quel senso di vertigine. Come quando si sogna di precipitare nel vuoto, con l'angoscia però di non riuscire a svegliarci.
Il nostro Aereo balla in mezzo alla tempesta, nel buio assoluto tagliato solo dai fendenti di luce dei fulmini. Gli altoparlanti interni ripetono continuamente che non c'è da preoccuparsi, che il pilota ci porterà, anzi ci ha già portati (??) fuori pericolo.
E noi passeggeri dell'aereo che facciamo? L'impressione è che la maggior parte dorma beata. Molti guardano la televisione (ma non riesci a distinguerli bene da quelli che dormono), qualcuno borbotta che è tutta colpa del pilota, lo accusa di non saper governare...l'aereoplano, di aver spinto deliberatamente l'aereo dentro la tempesta canticchiando che non c'era nessuna tempesta, e di non avere ora la minima idea e capacità di farcelo uscire.
Nessuno però appare realmente preoccupato, coinvolto o ancor meno investito da qualche rara forma di responsabilità, sfiorato dall'idea di poter fare qualcosa per contrastare l'emergenza: al massimo i più determinati scrivono con il pennarello "pilota Boia" sul vetro dell'oblò.
La strategia dei giorni dell'Euchessina, per coerenza, è diversa:
noi, come al solito.. ci attacchiamo all'arte, nella convinzione che nell'arte ci sia la forza di verità, l'inovazione e la creatività necessarie in ogni fase di rinnovamento e rivoluzione collettiva. Questo mese abbiamo scelto due forme d'arte "moderna", la fotografia che si fa poesia, ed il cinema.

La Poesia della sospensione, nelle fotografie che condividiamo con voi (quella di copertina è di Paolo Ventura, artista italiano che è sceso dall'aereo da/in tempo e ora vive a New York, la seconda è un regalo anonimo, chi conoscesse l'autore ce lo faccia sapere!), ci fa provare una sensazione di precarietà non pericolosa, leggera, capace di elevarci di qualche centimetro sulle nostre angosce. Ma è stato solo il dolce aperitivo del piatto forte e molto amaro del giorno, quel cinema che ci ha fatto ripiombare al centro delle nostre preoccupazioni:
Siamo andati a vedere (La Redazione al gran completo) , Draqulia -L'italia che Trema. Se non lo avete ancora visto e abitate in una megalopoli dove è ancora lo proiettano o dove le Arene estive si apprestano a riprogrammarlo, andateci di corsa, troverete uno dei più bei documentari mai girati in Italia, dolce omaggio alle sofferenze degli aquilani e amarissima denuncia di coloro che in questo strano Paese ci succhiano la verità per restituirci veleno e menzogna. (Vi piacerà, oppure Lou non sarà più il nostro Critico Cinematografico !)
Oltre la stringente attulità del film, proprio nei giorni in cui gli aquilani manifestano a Roma per assediare la residenza dorata di colui che si è autoglorificato come il loro grande benefattore , e per risposta si prendono delle manganellate in testa, vorremmo approfondire con voi il senso della riflessione finale del film, che è poi l'argomento nascosto in un sottotesto che sfocia solo nel finale, espresso per bocca dell'ultima persone intervistata, e che ci restituisce forse la chiave del nostro senso di di sospensione, precarietà e vertigine :

"In Italia" -è il senso di ciò che dice questa persona- "non ti arrestano e non ti torturano se esprimi opinioni contrarie al potere, ma questo non perchè non ci sia alcuna forma di dittatura, ma perchè c'è LA DITTATURA DELLA MERDA. "

Ci è sembrata la migliore definizione possibile della situazione politica italiana.
L'italia è un paese rovesciato e governato dalla merda. E di fronte al potere che ti asfissia togliendoti sempre più libertà, l'errore da non commettere, per non dare un definitivo segno di resa e di sconfitta, è l'isolamento.
Alfredo Olivera, Psicologo dell'ospedale psichiatrico di Buenos Aires, ritiene che la prima necessaria cura dei disturbi psichiatrici sia il far uscire i pazienti dalla solitudine, condizione spesso assoluta, tetro abisso a cui sembrano autocondannarsi i malati psichiatrici. E' basandosi su questa convinzione che Olivera fondò Radio La Colifata (la folle), la prima stazione radiofonica al mondo a trasmettere dall'interno di un manicomio, con le trasmissioni create e condotte dai pazienti psichiatrici.
Parlare al microfono ti da immediatamente la sensazione che dall'altra parte, chissà dove, qualcuno ti stia ascoltando, ed in quel preciso momento cessi di essere solo ed esci dall'isolamento. L'idea fu uno straordinario successo clinico e umano, ed è la stessa idea che riprendiamo noi, scrivendo sul nostro magazine nella convizione che qualcuno ci stia ascoltando, perchè comunicare agli altri è l'antidodo alla pazzia.

Chiudersi nell'idea consolatoria di essere soli, i soli ad aver capito tutto da molto tempo, i soli ad essersi arrabbiati così tanto da non avere più la forza e la voglia di protestare, con l'unica illusoria ultima speranza che tanto non possa durare a lungo, che prima o poi cada, è il fondo della sconfitta che non vogliamo toccare.
Perchè quelli sospesi, quelli in bilico in mezzo alla tempesta, siamo noi!

Rischia di cadere l'aereo, ma non il pilota 

Il comandante non è a bordo! Sta scopando
con le assistenti di volo in un rifiugio anti-atomico vista mare in Costa Smeralda!! Lui non vede neanche il cielo grigio, lo vede sempre e solo blu a causa, pare, di un trascurablile effetto collaterale del medicinale che è costretto ad assumere per rimanere in vita.

Bisogna entrare nella cabina di pilotaggio per salvarsi. Noi che non abbiamo la forza, almeno proviamo a lanciare un SOS.

Speriamo che per liberarci dalla dittatura della merda, possano aiutare "i Giorni dell'Euchessina" !

La Redazione